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Camminare è sempre stato un modo per misurare lo spazio, esplorarlo fisicamente e  mentalmente e renderlo proprio. La pratica artistica di Federico Villa si riallaccia all’errare come strumento di ricerca, di interrogazione dello spazio, con una tensione verso l’ambito naturale e il suo confine con lo spazio antropizzato. Il suo interesse è proprio in quella zona di intersezione tra naturale e artificiale e nelle sue molteplici configurazioni: un punto di contatto, incipit di una colonizzazione, un limen di territorio ancora da conquistare ma il cui destino pare segnato, o un vero e proprio “paesaggio”, teatro delle azioni umane.

 

A metà tra un’architettura e un’infrastruttura realizzata per contrastare e al contempo adeguarsi alla pendenza del terreno scosceso, Villa Imperiale è uno spazio complesso. Per comprenderlo è necessaria in primo luogo un’azione: camminare. Così, al sovrapporsi dei passi percorsi in epoche differenti, si aggiunge un sentiero di immagini, segnato dai cairns - nella tradizione costruzioni formate da pietre impilate a secco che orientano nel cammino - qui sedimenti di pensiero, raccolti da Federico Villa nell’esplorazione di ambienti e contesti geografici differenti. 

 

Ogni cairn è il segno tangibile di una interrogazione della realtà, e delle molteplici domande che l’autore si pone di fronte all’evidente avanzata del mondo antropico sulla natura. In una tensione in equilibrio tra levitas e gravitas, ogni fotografia è strutturale, e costituisce il fondamento - solido e instabile allo stesso tempo - per un’ulteriore ricerca. Ognuna di queste visuali mantiene la sua identità e ne assume una nuova per riflesso del senso globale dato dall’insieme, in un processo dove ogni componente resta leggibile anche nel suo significato autonomo. Una narrativa per immagini come processo combinatorio le cui riflessioni aperte mirano ad indurre domande e risposte nell’osservatore.

 

I cairns invitano il visitatore a rallentare e osservare, le fotografie si combinano con i punti di vista proposti all’osservatore dagli spazi della villa, attentamente individuati per stimolare nuovi interrogativi e instaurare un confronto dialogico tra realtà e rappresentazione.

L’allestimento

Il percorso è articolato in 5 momenti, ciascuno definito da precise scelte di allestimento in relazione all’architettura della villa: dalla prima foto, posta sul muro di cinta che segna il limite tra il bosco e il giardino all’italiana in prossimità della soglia, al dittico allestito dentro ad una delle altane roveresche dove lo sguardo oscilla tra la torre sforzesca e l’affaccio sulla vallata del Foglia, un tempo verde, oggi segnata da un crescente consumo di territorio naturale.

 

Dopo questi momenti di preludio, il visitatore è chiamato a scendere nel cortile roveresco  e ad esplorarne l’atrio colonnato, trovando un momento di raccoglimento in uno spazio introverso che invita al raccoglimento e alla concentrazione. Qui, una lunga panca in gasbeton e legno, progettata e modulata rispettando gli allineamenti delle lesene e le proporzioni della stanza, funge da basamento per l’allestimento di un corpus ricco di fotografie in modo da suggerire la lettura di  quattro macro-temi. La scelta di disporle su un unico basamento, tuttavia, induce anche una lettura incrociata mostrandole come parte di un unico processo di ricerca da parte dell’artista.

Dopo un breve percorso che permette al visitatore la scoperta delle sale affrescate dai Della Rovere nell’ala sforzesca, nell’ultima sala, su un grande tavolo di legno sono poste, come sul tavolo di un laboratorio, 30 foto di minerali e rocce scattate durante le esplorazioni di Federico Villa. Montate su blocchetti materici in gasbeton e rese materia di indagine, sottolineano come, nella visione antropocentrica, i soggetti inanimati appartenenti al mondo minerale sono da sempre considerati come materiale inerte o risorse da sfruttare. Così, attraverso l’osservazione analitica e il dialogo con l’ambiente decorato (emblema de concetto di “artificium” rinascimentale e anch’esso realizzato con pigmenti derivati da minerali), l’osservatore è indotto a riflettere nuovamente sul confine tra naturale e artificiale, anche attraverso 5 sculture, con l’ambiguità di non riuscire a distinguere con immediatezza l’unica “scolpita” dalla natura, e le 4 realizzate dall’artista.

Poco prima di lasciare la villa sforzesca, scendendo nel cortile il visitore incontra un’ultimo momento di riflessione: il cielo, l’ultima frontiera. Come i pittori olandesi del XVII secolo avevano scoperto nel cielo un’ultima riserva di natura selvaggia in una terra strappata al mare attraversol’azione umana, l’ultimo scatto è rivolto verso l’alto, all’interno della corte che, da 600 anni, offre come unica prospettiva lo sguardo verso un cielo, solo apparentemente rimasto invariato.

MOSTRA

Federico Villa

CAIRNS

Natuale ∩ Artificiale

A CURA DI

Alessandra Castelbarco

Marco Di Nallo

ALLESTIMENTO

PLUS ULTRA studio

Valerio Panella

PRODUZIONE

Impact | Villa Imperiale

LUOGO

Villa Imperiale Pesaro

SUPERFICIE

2000 mq

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Foto
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